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  a.s.u.c. dercolo    

Malga Loverdina

loverdina 2 021

La malga di proprietà dell'Amministrazione separata di Dercolo, si trova all'interno del Parco Naturale Adamello-Brenta, a 1768 mt s.l.m.
E' disponibile per il pernottamento anche per privati e gruppi in vari periodi dell'anno su prenotazione.

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Biotopo La Rocchetta

acque ritrovate

Nella parte bassa del nostro territorio, è presente uno dei principali biotopi del Trentino, chiamato "La Rocchetta", gestito direttamente dall Provincia Autonoma di Trento.

Dalla stazione di Crescino della FTM, parte un interessante percorso didattico al suo interno "le Acque Ritrovate", adatto a famiglie e scolaresche.

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L'Asuc di Dercolo copre il territorio amministrativo del Comune di Campodenno per quanto riguarda gli abitati di Dercolo e Cressino. Riportiamo di seguito alcuni cenni descrittivi che caratterizzano queste due frazioni:

 

DERCOLO

 

foto dercoloLa frazione di Dercolo sorge su di un dosso proprio di fronte a Castel Belasi. Se il paese compare nei documenti solo a partire dal 1339, sembra poter vantare origini molto più antiche. Il toponimo stesso, nella sua primitiva forma Erculo, potrebbe forse farsi ricondurre a Hercules-Ercole (Hercules - Erculo - De Erculo - Dercolo), divinità greco-romana il cui culto sembra avesse diffusione particolare in valle di Non come testimoniato da diversi ritrovamenti e testimonianze (Cles, Sanzeno, Mechel); Ercole potrebbe essere stata la prima divinità italica ad essere venerata da popolazioni retiche, con un culto che copre n vasto intervallo di tempo, dal IV a.C. fino a tutto il III d.C.

E' comunque testimoniata una frequentazione del luogo già nella prima e nella seconda età del Ferro: proprio a Dercolo, nel 1883, venne ritrovato un importante "ripostiglio" deposto probabilmente nella seconda metà del V secolo o attorno al 400 a.C. (deposito di un metallurgo o interrato a scopo rituale). Si tratta di una situla in bronzo che conteneva ben 78 fibule, oltre a pendagli, bottoni, fibbie, verghette in bronzo, un piccolo rasoio, una perla in pasta vitrea e due monili zoomorfi con iscrizioni in caratteri retici di Sanzeno; oggi gran parte di questi oggetti sono conservati presso il Ferdinandeum di Innsbruck.

 

In posizione isolata sorge la Chiesa dedicata a Santo Stefano, patrono del paese; la chiesa, citata nei documenti a partire dal 1479, deve il suo attuale aspetto alla ricostruzione tardo cinquecentesca, come testimonia la data incisa su di un pilastro nei pressi dell'arco santo (1560).

Oggi Dercolo, che presenta un insediamento piuttosto compatto attorno alla piazza principale, conta all'incirca 160 abitanti.      

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa di Dercolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CRESSINO

 

 

8-Cressino Il piccolo abitato di Cressino (o Crescino) sorge nei pressi della confluenza tra il Lovernatico e il Noce, lungo la S.P. 43. Sembra che il nome dell'abitato derivi da una fucina, di proprietà dei Conti Khuen-Belasi, che sorgeva sul Lovernatico: tale fucina, demolita nel 1960, nel corso del XV secolo era condotta da una famiglia di origine bresciana, i Cressini (probabile riduzione di Crescimbenus, "cresci bene"). Al volere dei castellani si deve anche il grande Maso - probabilmente sorto per la gestione delle proprietà fondiarie -, ancora esistente e oggi Casa Emanuelli. A monte, alla confluenza tra il Rio Belasio e il Lovernatico, sorgeva anche un mulino, oggi adattato ad abitazione (Maso Cova) (tratto e adattato da M. Turrini, Il Castello e le Regole, Cles 2009). L'attuale toponomastica del paese ne ricorda la storia: le due vie principali sono infatti Via del Maso e Via ai Molini.

Solo nel corso dell'Ottocento si sviluppò un vero e proprio centro abitato; nel dopoguerra però, come confermato da foto d'epoca, numerose abitazioni vennero demolite per fare posto al lago artificiale della Rocchetta (oggi non più esistente, ma che occupava gran parte dell'attuale Biotopo). Ad oggi il paese conta una quarantina di abitanti, le cui case sorgono tutte sulla destra Noce attorno alla Chiesetta.        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stazione-di-Cressino

Malga Loverdina è situata a 1771 mslm, nel cuore del Brenta settentrionale e nel territorio del Parco Naturale Adamello Brenta. La malga, al centro di un ampio pascolo sul versante meridionale di Cima Loverdina (caricato durante alcuni periodi estivi con il bestiame di Malga Arza) che si apre sulla vallata e permette di ammirare uno splendido panorama, è composta da due edifici separati, cascina e stalla, che sorgono a poca distanza l'uno dall'altro. La cascina, su due piani, è disponibile per l'affitto anche a privati, in determinati periodi dell'anno (principalmente in estate): per chi fosse interessato, è possibile verificarne la disponibilità nel periodo desiderato consultando il calendario pubblicato su questo sito e, eventualmente, contattarci direttamente per maggiori dettagli attraverso il modulo di contatto o all'indirizzo e-mail info@asucdercolo.it. Recentemente la cascina è stata oggetto di importanti lavori di manutenzione straordinaria e di rinnovamento, realizzati in accordo con il Parco Naturale Adamello Brenta: è stata dotata di acqua, di energia elettrica (grazie ad alcuni pannelli fotovoltaici) e i locali sono stati quasi completamente rinnovati, cercando comunque di mantenere in ogni intervento le caratteristiche tipiche di una malga alpina.

 

COME RAGGIUNGERE LA MALGA (cartina)

La malga è facilmente raggiungibile!

In macchina: attraversato il paese di Cunevo, si prosegue su bella strada asfaltata verso Malga Arza (1514 m). A circa 1500 mslm, è possibile parcheggiare l'auto presso il parcheggio di Malga Arza per proseguire poi a piedi; in pochi minuti si raggiunge il pascolo e la malga, punto di partenza di diverse escursioni. Seguendo la segnaletica SAT (sentiero 330 e poi strada forestale-sentiero 370) in circa 1.00/1.30 h si può raggiungere la Malga Loverdina.

A piedi: Malga Arza è raggiungibile anche tramite sentiero CAI-SAT 330 da Denno o da Termon.

 

PROPOSTA DI ITINERARIO...

"Giro delle Malghe": facile escursione, adatta a tutti, che con un percorso ad anello attraversa tre delle malghe della zona. Partenza da Malga Arza, seguendo il sentiero SAT 330 in circa 1 ora si raggiunge Malga Termoncello (poco distante dal Bivacco Quetta, 1856 m); con sentiero SAT 339, quasi pianeggiante attraverso un bel bosco, si raggiunge in circa 20 minuti Malga Loverdina (1771 m); da qui si ridiscende poi, per sentiero SAT 370, fino alla strada forestale che riporta a Malga Arza. Tempo di percorrenza totale 2 ore

"Cima Loverdina" (Bastiot, 2257 m): da Malga Termoncello (1856 m) si scende nella conca sottostante e si risale seguendo evidente sentiero il ripido pendio settentrionale di Cima Loverdina.

 

Ben visibile tra i frutteti – che lo circondano a sud-ovest - e un fitto bosco di conifere che lo avvolge a nord-est,Castel Belasi sorge su di una collina a circa 465 m slm tra il Rio Lovernatico e il Rio Belasi, a poca distanza dall'abitato di Segonzone e a monte della frazione di Dercolo, nel cuore della bassa Val di Non sulla destra orografica del torrente Noce. Salendo dalla piana Rotaliana e superando la forra della Rocchetta, dopo essersi imbattuti nella Torre di Visione e nella fortificazione della Rocchetta (oggi quasi del tutto scomparse), era uno dei primi punti di controllo su uno dei più ricchi fondovalle della regione. La zona era sicuramente frequentata e abitata già in epoca retica, come confermato sia dagli importanti ritrovamenti effettuati nell'attuale territorio del Comune di Campodenno (tesoretto presso Dercolo, sepolture presso Dercolo, Lover), sia dalla tradizione orale.

Completamente isolato dai centri abitati, è raggiungibile sia da una strada asfaltata, che passando per Segonzone lo raggiunge da monte, sia da una strada sterrata che, attraverso il bosco e i meleti scavalca il Rio Belasi e lo raggiunge invece da valle (vedi COME RAGGIUNGERE IL CASTELLO). La posizione, che a prima vista pare poco strategica e sembra stonare con il potente apparato difensivo del castello, permette comunque di controllare visivamente parte della bassa Valle di Non e, soprattutto, la via di accesso della Rocchetta. Da ricordare per quanto riguarda la viabilità storica che proprio nei pressi della collina di Belasi doveva passare una importante via di transito, la cosiddetta "Traversara", proveniente da Sporminore e che poi continuava verso Campodenno e Cunevo. Il dosso, che ancora oggi è al centro di una ampia zona agricola, ha probabilmente rivestito già in origine il ruolo di gestione e accentramento di un vasto patrimonio fondiario: ancora nel secondo dopoguerra la proprietà di CastelBelasi comprendeva diversi ettari di pascoli, boschi e arativi. Lo stretto rapporto di dipendenza tra castello e frazioni, ancora vivo nell'ottocento inoltrato, è testimoniato da alcuni graffiti conservati su una parete dei depositi di Castel Belasi, graffiti che ricordano l'avvenuta consegna delle decime (per quanto riguarda Dercolo: "lì 18 agosto 1848 dercolo formento stari ..., segala stari ... , orgio stari ...., granada (?) stari 2" ).

 

Castel Belasi

La più antica citazione del castello sembra risalire al 1291 e la sua fondazione sembra strettamente legata all’affermazione del dominio tirolese in Val di Non e al conseguente debellamento dei conti di Flavon. Paiono infatti infondate le ipotesi proposte spesso nel corso del Novecento sulla scorta delle teorie dell’Ausserer, convinto sostenitore dell’appartenenza del castello ai conti di Appiano, poi da loro ceduto in feudo ad una originaria famiglia Belasi. Fu probabilmente proprio Mainardo II di Gorizia-Tirolo a decidere di fortificare il dosso (le ipotesi di un sito già in parte fortificato non sono attualmente confermate dalle evidenze archeologiche) e di porre a controllo del castello un suo fedelissimo di provenienza friulana, Ulrico di Ragogna (comune della provincia di Udine), nelle cui mani e in quelle della sua famiglia il castello rimase fino al 1368. In quell’anno, forse a risarcimento di un debito, il castello passò dal nobilis miles dominus Simon Robayner quondam domini Nicolai da Ragonia da Foro Iulii nelle mani di Konrad Khuen di Termeno (cfr. M. Turrini, Castel Belasi e i Conti Khuen, Cles 2005, p. 41), capostipite del ramo familiare dei Khuen che assunse poi il nome di Khuen-Belasi. Il castello rimase nelle mani della sua discendenza fino alla seconda metà del XX secolo.

Nel corso del Novecento, il complesso subisce un veloce degrado accelerato sia da mancata manutenzione sia da pesanti spoliazioni di arredi e dotazioni. Dopo circa 50 anni di abbandono, nel 2000 l’intero complesso viene acquistato dal Comune di Campodenno che ne avvia un impegnativo recupero. I lavori sono ancora in corso.

  

Tratto da: E. Possenti, G. Gentilini, W. Landi, M. Cunaccia (a cura di), APSAT 4: Castra, castelli e domus murate (p. 164 e ss.gg.), Mantova 2013 e dalla bibliografia citata nella stessa opera (p. 168)

  

  

  

01.Stazione-di-CressinoScendendo alla fermata di Crescino del treno locale della Trento-Malè, ha inizio un percorso didattico attraverso il Biotopo protetto della Rocchetta, una zona di elevato valore naturalistico lungo l'argine del fiume Noce in bassa Val di Non.  Questo percorso prende il nome di "Le acque ritrovate", in quanto è l'acqua, regina di questo luogo, a fare da filo conduttore lungo tutto il percorso.

 

Grazie alla facilità con cui è raggiungibile (anche senza l'ausilio dell'auto) e alla tranquillità e sicurezza dei luoghi, attraverso questo percorso il biotopo si presta a brevi passeggiate per famiglie, oltre che a visite di scolaresche (per i dettagli naturalistici e geologici invitiamo a consultare il sito delle aree protette della Provincia di Trento)

 

L'inizio del percorso è segnalato da un apposito totem, ben visibile nei pressi della stazione, che invita a scendere verso sinistra, sotto il ponte della ferrovia. Attraverandoo una passerella che attraversa un tipico stagno paludoso, ricco di fauna ittica, si arriva all'inizio del percorso circolare, che attraverso un sentiero ben segnato, porta il visitatore alla scoperta dei punti più interessanti del luogo, guidati ad ogni tappa da apposite tavole informative che ne riportano gli aspetti più interessanti.05-il-circuito

 

 

 

 

 

 

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Le frazioni

foto dercolo

Abitanti

Dercolo : 155
Cressino : 40

 

Altitudine slm:

Dercolo: 405 mt
Cressino : 269 mt

 

Frazioni del Comune di Campodenno

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